PROLOGO
Valencia, Spagna.
Il
Las Arenas Balneario Resort è il più prestigioso
Grand Hotel della regione valenciana.
Costruito dove sorgeva
un tradizionale stabilimento balneare dell'Ottocento, grazie alla sua posizione
privilegiata posta di fronte alla spiaggia, offre una meravigliosa vista mare
ed è vicinissima alla vivace città di Valencia.
Il centro congressi Las
Arenas, situato tra due porticati, può ospitare fino a 2.000 persone e dispone
di un auditorium per 500 persone.
Proprio per questo
motivo era stato scelto, tra tanti prestigiosi hotel, per ospitare il summit
dell’Organizzazione Mondiale del
Commercio.
Ospiti da tutto il mondo
si stavano godendo la serata e l’ospitalità; il clima era piacevole, il cibo
delizioso e pure i manifestanti dei movimenti contrari all’evento non avevano
creato problemi.
Tutto stava andando per
il verso giusto e nulla faceva presagire quanto sarebbe avvenuto da lì a poco:
alcuni camerieri infatti impugnarono dei mitra e iniziarono ad sparare in aria,
terrorizzando gli ospiti che immediatamente andarono nel panico.
Le varie guardie del
corpo e il personale di sicurezza vennero ammazzati ferocemente.
Dai tetti si calarono
uomini che indossavano una divisa composta da un giubbetto bianco e dei
pantaloni neri. Il loro volto era coperto da un passamontagna bianco che ne
celava i lineamenti.
Indossavano un basco
nero e degli occhiali da sciatore. Nessuna bandiera e nessun colore
ricongiungile a qualche organizzazione o paese; no, degli algidi spettri
bianchi che in breve tempo impedirono ogni via di fuga.
Da un ascensore uscì
fuori quello che era chiaramente il loro leader, indossava un costume con gli
stessi colori neutri ma aveva un mantello e una maschera neri, che al contrario
degli altri mostrava la parte inferiore del volto, ma l’espressione che
lasciava intravedere non faceva intendere nulla di buono.
Insieme a lui c’erano
alcuni commandos con l’attrezzatura per una diretta televisiva.
L’uomo mascherato fisso
la telecamera e ruppe il silenzio:
<Buenas noche, Valencia> disse in spagnolo, per poi passare
all’inglese <Io sono lo Spezzabandiera, e sono qui nel ruolo di leader di
U.L.T.I.M.A.T.U.M. il fronte di liberazione umanista contrario a tutte le
nazioni. L’abbattimento del concetto stesso di nazione è il nostro obiettivo
primario. Il nostro scopo è l’unione di
tutta l’umanità sotto un'unica identità, abbattendo ogni frontiera e confine
politico. Ne portare avanti la nostra missione, alcuni fratelli e sorelle
vengono catturati e imprigionati nelle vostre prigioni di stato, che noi non
riconosciamo. Siamo qui dunque per fare una precisa richiesta: vogliamo la
liberazioni dei nostri compagni arrestati a Washington[1],
a Belfast e a Kiev. Avete 12 ore di tempo per liberare i nostri fratelli,
altrimenti uccideremo questi buffoni!>
#38
U.L.T.I.M.A.T.U.M.
Di Carlo Monni & Carmelo Mobilia
Richmond,
Virginia.
Sharon Carter sedeva in un locale del centro
sorseggiando una tazza di caffè immersa nei suoi pensieri.
Aveva accompagnato sua figlia Shannon a
scuola, lo stesso istituito privato che lei stessa aveva frequentato in quella
che adesso le sembrava un’altra vita.
Era davvero stata giovane ed ingenua come
sperava che Shannon rimanesse per molto tempo ancora? Avrebbe perso l’innocenza
anche troppo presto, temeva, visto il mondo complicato in cui viveva e Sharon non
era certa di essere il migliore esempio di madre.
Le sue riflessioni furono interrotte da una
voce maschile:
<Agente Carter.>
Sharon alzò gli occhi dalla tazza e si trovò
di fronte un uomo sui quarant’anni dai capelli neri raccolti in un codino che
vestiva un completo marrone ed aveva una benda nera sull’occhio sinistro.
<Rawlins!> esclamò <Che ci fai
qui?>
Senza aspettare un invito l’uomo si sedette
davanti a lei e rispose:
<Volevo vederti.>
<Me? Non sono più un agente dello
S.H.I.E.L.D. nel caso non lo sapessi.>
<Ne sono al corrente: congedata con
disonore per aver sparato nella rotula di un prigioniero durante un
interrogatorio, giusto?>[2]
<Era una spalla e mi sono dimessa prima che
ci fosse un’inchiesta disciplinare quindi sbagli.>
<Dettagli che non cambiano la sostanza. Ho
sentito che ti sei messa in proprio ed hai formato una tua squadra di
contractor altamente specializzata.>
<Le voci corrono.>
<Nel nostro ambiente corrono molto in
fretta.>
<Falla corta, Rawlins. Vuoi offrirmi un
contratto per conto della C.I.A.? Siete a corto di personale?>
<Non è una missione come le altre. Un
lavoro tosto, quasi impossibile; roba adatta a te insomma.>
<Le mie tariffe non sono a buon
mercato.>
<Ho un budget quasi illimitato. Tu dì la
cifra.>
<Perché io, Rawlins? Perché non qualcun
altro, qualcuno della tua agenzia?
<Perché, mia cara, per questa missione mi
serve gente di talento e tu in particolare sei la persona più indicata per
compierla.>
Sharon tacque. Doveva ammettere di essere
incuriosita ma al tempo stesso non era certa di potersi fidare di William
Rawlins. Da quel che sapeva di lui, era lo stereotipo dell’agente della C.I.A.
infido e privo di scrupoli, tuttavia… che tipo di missione poteva essere una
per cui sembravano necessarie le abilità del suo gruppo?>
<Di che si tratta?> chiese infine.
Lee
Academy, Connecticut
Steve Rogers stava tenendo la sua lezione
davanti ad una classe dell’ultimo anno e si sforzava di ignorare il modo in cui
alcune studentesse, e forse anche qualche studente maschio, lo stavano
guardando. Si aggiustò gli occhiali, un gesto che per chi lo conosceva bene
indicava imbarazzo, e proseguì:
<I lavori di Peter Nicholas sono dei
moderni esempi di pittura realistica con uso brillante del colore.>
<Mi scusi, Professore…> lo interruppe
un ragazzo <… lo sa che Peter Nicholas è in realtà il mutante Colosso, uno
degli X-Men?>
<È una voce che circola, sì.> replicò
Steve <Anche se fosse, Hollis, il fatto che sia un mutante come influirebbe
sulla sua arte?>
<Beh… non avrebbe un vantaggio…>
<Non vedo come trasformarsi in metallo
migliori la capacità di dipingere. Non vorrei che un’osservazione simile
nascesse dal pregiudizio ed il pregiudizio è sempre negativo.>
Il suono della campanella pose termine
all’improvvisato dibattito e gli studenti sciamarono fuori dall’aula.
Steve sospirò, prese la sua cartella e
s’incamminò verso l’uscita.
Nel viale d’ingresso era parcheggiata, in
attesa, una Jaguar F convertibile con alla guida una splendida ragazza dai
folti capelli neri che rivolse a Steve un largo sorriso.
Steve salì a bordo cercando di ignorare, come
sempre, gli sguardi degli studenti e degli altri insegnanti. E pensare che di solito lui tornava a casa in
autobus ma a Donna Maria Puentes piaceva mettersi in mostra.
Si diressero verso la villetta di Steve ed
erano quasi arrivati quando il cellulare di Steve squillò.
<Guai?> gli chiese Donna Maria.
<Quando chiama Nick Fury non è mai per
invitarti ad un party.> le fece notare Steve, rispondendo alla chiamata.
<Qui
Rogers. Di che si tratta, Nick?>
<<Si
tratta di una tua vecchia conoscenza, Steve: quel buffone che si fa chiamare Spezzabandiera.
Lui e la sua squadra di pazzoidi hanno colpito a Valencia, prendendo in
ostaggio i partecipanti del summit dell’Organizzazione mondiale del commercio. Vogliono
la liberazione di alcuni loro compagni prigionieri, tra cui quelli presi da
Falcon e la tua sostituta a Washington. Inutile dirti che i governi non sono
disposti a trattare, specie il nostro.>>
<Lo credo, visto chi c’è alla casa bianca
...> disse Donna Maria, con tono risentito.
<<Appunto.
Voglio prevenire un intervento di forza che porterebbe ad un lago di sangue. La
vostra squadra è la più indicata per compiere questo genere di missione. Avete
10 ore a partire da adesso.>>
<Credevo che lo Spezzabandiera si fosse
ritirato.> commentò Steve.
<<O
ci ha ripensato o ha un successore. In ogni caso va fermato.>> replicò Fury.
<Su questo siamo d’accordo.>
Steve chiuse la comunicazione e prese a fare
un giro di telefonate. Donna Maria intanto aveva deviato verso l’autostrada per
New York. Era un peccato che Bucky e Amadeus fossero ancora impegnati nei loro
affari personali, l’esperienza del Soldato d’Inverno in certe faccende gli
avrebbe fatto comodo, pazienza.
Lancaster,
Contea di Los Angeles. Ieri.
Bucky Barnes e Amadeus Cho seguivano un
indagine personale sull’omicidio dei genitori del ragazzo.
La loro pista li aveva condotti fino ad un
magazzino governativo, dove si erano imbattuti in U.S.Agent.
Dopo un iniziale incomprensione, i tre si
erano scambiati informazioni, arrivando alla conclusione che dietro a tutto ci
fosse a mano di un uomo che Agent conosceva bene:
<Il Generale Lewis Haywerth era il
supervisore militare di un progetto segreto della Difesa che era sviluppato in
un’installazione della DARPA ora chiusa. Quello che è venuto fuori dopo è che
quel verme doppiogiochista era in realtà al servizio del Teschio Rosso...
intendo quello vero, non lo pseudo comunista che c’è in giro adesso... >
<Hai detto che questo Haywerth è
morto.> disse Bucky.
<Esatto. Quel vigliacco si è suicidato per
evitare la cattura.[3] Probabilmente la
madre di Amadeus aveva scoperto qualcosa ed è stata uccisa perché non lo
riferisse.>
A sentire quelle parole Amadeus si sentì
deluso: tutti quelli coinvolti nella morte dei suoi genitori e di sua sorella
erano morti e la pista si era arenata.
<Deve esistere un rapporto o un file sulla
cospirazione a cui prese parte Haywerth.> osservò Bucky.
<Si è così infatti, ma c’è un problema:
sono custoditi negli archivi informatici del F.B.S.A. a cui non ho accesso. Pertanto, non possiamo consultarli.>
<Non direttamente, almeno ...> fece
notare Bucky, abbozzando un sorriso malizioso.
Quell’espressione sorniona fece intende ad
Amadeus che non aveva intenzione di fermarsi.
<Allora... si va a Washington?> disse
il ragazzo.
Washington
D.C., oggi.
John Walker, ora nei panni della gente Jack
Daniels dell F.B.S.A, aveva ben chiaro quale fosse il suo compito, solo che non
era a suo agio nel doverlo compiere.
<Non mi piace> pensò <Non mi piace
per niente. So che è per una buona causa, ma ... mi fa sentire una spia, un
traditore. Non posso credere che sto per farlo!>
Il piano era semplice ma sgradevole: fornire
un diversivo per permettere a Bucky di accedere agli uffici di Maria Hill e
ottenere i file che gli servivano.
Significava in pratica ingannare i propri
colleghi e superiori e permettere a uno sconosciuto di poter accedere ai degli
uffici federali. Roba da corte marziale, se fosse stato ancora nell’Esercito.
Ma il tempo aveva insegnato a John che non
tutto quello che portava il marchio del governo USA profumava di bucato fresco,
e che alle volte bisognava sporcarsi le mani e utilizzare sotterfugi, per
ottenere la verità.
Per questo aveva accettato di appiccare un
piccolo incendio all’archivio, un piccolo focolaio che il sistema antincendio
una volta e entrato in azione avrebbe spento immediatamente ma sarebbe bastato
a far scattare l’allarme con conseguente evacuazione generale. Dopo quello che
era accaduto al vecchio Quartier Generale[4] le
precauzioni non erano mai troppe.
<Ecco, puntuale come le tasse> esclamò
Walker, sentendo la sirena e coprendosi il capo dall’acqua con una cartelletta
“Come da copione. Ora sta a te, Barnes.”
pensò mentre seguiva la “mandria” di colleghi verso il punto di raccolta. Uno
solo era rimasto indietro ma non era esattamente uno dei suoi colleghi.
Per colui che i russi avevano sopranominato
Soldato d’Inverno il compito era assai facile: durante gli anni della guerra
fredda era stato addestrato proprio per compiti del genere: infiltrarsi in un
edificio del nemico senza essere visto. Per lui era qualcosa che ormai veniva
naturale, come un atleta professionista con le basi del proprio sport.
Sfruttando i corridoio scarsamente illuminati
e gli angoli morti dove non arrivavano le telecamere, riuscì ad entrare
nell’ufficio della Vice Direttrice Hill e ad accedere al suo computer.
Nella fretta la donna aveva lasciato sulla
scrivania anche il suo computer personale. Per non correre rischi Bucky decise
di copiare anche i dati di quello. Da quanto aveva sentito dire di lei, Maria
Hill era il tipo che si porta il lavoro a casa.
Utilizzare una chiavette USB per scaricare il
contenuto era la parte più semplice: una volta terminata l’operazione, andò via
silenziosamente com’era entrato.
Quinjet
dei Vendicatori in volo sull’Oceano Atlantico.
Yelena Belova non era certo una che parlava
molto. Aveva lavorato sodo per diventare la Vedova Nera ufficiale dei servizi
segreti russi e questo aveva di certo indurito il suo carattere ma durante
questo viaggio era più silenziosa del solito.
<Scommetto di sapere a cosa stai
pensando.> le disse Donna Maria.
<Uh, cosa?> replicò la bionda russa
scuotendosi dai suoi pensieri.
<Vorresti che il tuo James fosse qui.>
insistette la bruna latinoamericana.
<Mi ha detto che doveva aiutare Amadeus in
una sua faccenda personale e che sarebbero stati via per un po’. Non mi preoccupo certo per lui: sa cavarsela
in ogni situazione.>
<Oh, ne sono convinta.>
<Però sapete, è un vero peccato che non ci
sia> osservò Jack Flag <Da quello che ho sentito sul suo conto, questa
pare essere una missione su misura per lui.>
<Hai ragione.> disse Donna Maria <Ma
sono certa che sapremo cavarcela benissimo anche senza il suo aiuto. >
Steve Rogers, ai comandi del velivolo,
seguiva senza darlo a vedere la conversazione.
Razionalmente era convinto anche lui che in
qualunque cosa Bucky fosse impegnato se la sarebbe cavata comunque, ma non
poteva negare di provare una certa preoccupazione per il suo più vecchio e caro
amico, quel senso di colpa in buona parte irrazionale che lo accompagnava da
anni per non averlo saputo proteggere tanto tempo prima.
Poteva solo sperare che non si sarebbe
cacciato in guai troppo grossi.
Quasi senza accorgersene gli scappò una risata:
proprio come lui, Bucky era uno specialista nel ficcarsi in guai grossi.
<In bocca al lupo, ragazzo.> sussurrò.
Washington
D.C.
Bucky Barnes e Jack Daniels raggiunsero
Amadeus nel posto stabilito, ovvero un internet café poco distante, e gli fornirono
la chiavetta: accedere al contenuto era uno scherzo per quello che si definiva
il settimo uomo più intelligente del mondo.
<Mettetevi seduti ragazzi: adesso tocca a
me.> disse il ragazzo, mentre mangiava un pacchetto di popcorn e collegava
la chiavetta al suo laptop.
<Come immaginavo, è protetto da sistema di
criptaggio ma sistemi come questi io li bypassavo quando avevo otto anni.>
Il ragazzo poteva anche essere
insopportabilmente saccente a volte ma bisognava ammettere che sapeva quello
che faceva, pensò Agent.
<Quanto ci vuole ancora?> chiese con
una certa impazienza.
Amadeus scrollò le spalle e rispose:
<Non preoccupatevi ci vorrà un ...
ehi!> esclamò.
<Che c’è? Problemi?>
<No ma ... questa tizia, Maria Hill, ha
... un sacco di foto tue!>
<È il mio superiore, e conosce la mia
identità, dunque è una cosa normale> rispose Agent con un accenno
d’imbarazzo.
<No no... ha una cotta per te, te lo dico
io. Guarda qui, ha evidenziato la data del tuo compleanno. Perché non le chiedi
di uscire?>
<Ehi, non dobbiamo frugare nella privacy
del mio capo, intesi?> sbottò Walker, facendosi rosso in viso <Piuttosto,
vedi di trovare quello che stavamo cercando nelle cartelle del lavoro!>
Bucky represse una risatina, sforzandosi di
rimanere serio.
<Ok, ok, non ti scaldare ci sono... eccolo
qui: generale Lewis Haywerth. Avevi ragione U.S.Agent questo tizio era davvero
marcio ... addirittura più di quanto sembrava.>
<Cos’hai trovato su di lui?> chiese
Bucky.
<Pare che il tizio non solo fosse un
agente del Teschio Rosso; era pure un affiliato del Consorzio Ombra.>
<Il Consorzio Ombra? Ma non è
quell’organizzazione di politici, militari e affaristi che voleva controllare i
governi di mezzo mondo? > domandò U.S.Agent.
<Esatto. Pare che uno dei suoi referenti
fosse una donna, Cheer Chadwick.>
<La conosco.> affermò Bucky <Qualche
tempo fa io Steve e gli altri
l’abbiamo pizzicata a trattare con Monica Rappaccini, la leader dell’A.I.D., ma
riuscì a sfuggirci.>[5]
<Qual è il suo ultimo avvistamento?>
domandò Agent.
<A Madripoor.> rispose Amadeus <Ci
serviranno dei passaporti falsi..>
<Io ho un’idea migliore.> intervenne
Bucky poi si rivolse ad Agent <Dovresti sfoderare il tuo fascino da macho
con la tua Miss Hill, se è vero che ha un debole per te.>
<Non prendermi in giro, Barnes. Che hai in
mente?>
<Suppongo che tu conosca il termine
extraordinary rendition.>
New
York City.
Il vero nome del giovanotto dai capelli scuri
era David Maximilian Fortunov ed avrebbe potuto avere una tranquilla carriera
come contabile o agente di borsa, suo padre gli avrebbe spianato la strada
senza problemi, ma la vita tranquilla non faceva per lui, no: lui sognava una vita
avventurosa come quella del suo leggendario nonno e così aveva piantato tutto,
conseguito una licenza da investigatore privato e si era anche scelto un nome
più da avventuriero. Fino ad allora però di avventure ne aveva viste ben poche.
La donna che lo aspettava nel suo ufficio era
alta, bionda, aveva i capelli corti, gelidi occhi azzurri ed il portamento
altero di chi considera il suo status sociale qualcosa di dovuto. Indossava un
tailleur elegante color rosso bordeaux e sedeva con le lunghe gambe accavallate.
A lui fece venire in mente Sharon Stone in una scena di un famoso film.
Fece del suo meglio per sembrare disinvolto
mentre la salutava.:
<È un piacere rivederla, Miss Marrs.>
<Non sono qui per perdere tempo in
convenevoli, Fortune, ma per avere dei risultati. Cosa ha scoperto su Aleksandr
Lukin?>
<Non molto purtroppo, a parte che gli
piacciono la buona cucina e le belle donne, non necessariamente in
quest’ordine.>
<Faccia meno lo spiritoso e mi dica
qualcosa di positivo.>
>Beh non sono certo che sia positivo ma… a
volte Lukin scompare.>
<In che senso, scompare?>
<Nel senso che non lo si trova né in
ufficio né nella sua bella villa di Brighton Beach anche se non sta mai via
molto. Magari si concede un po’ di relax con qualche escort d’alto bordo.>
<O magari sta combinando qualche affare
sotterraneo:> rifletté la donna ad alta voce.
Si alzò di scatto sovrastandolo con il suo
metro e novanta di altezza più i tacchi e disse:
<Lo scopra, Fortune, e le raddoppierò il
compenso e se lo fa entro il fine settimana glielo triplico.>
Senza dire altro uscì dall’ufficio
lasciandolo solo a riflettere.
Fuori
dall’edificio
Yelena Andreievna Brement era rimasta
appostata in attesa davanti al palazzo di uffici sulla Broadway. Finalmente
vide uscire la donna che aspettava. Phoebe Marrs era a bordo di una Lamborghini
Miura personalizzata che doveva essere costata più di dieci anni del suo
stipendio di ufficiale del G.R.U.[6]
E così era stata Phoebe Marrs ad assoldare la
coppia di pedinatori che aveva seguito Lukin negli ultimi tempi.[7]
Cosa poteva volere la Presidente degli Imperial Studios e Vice Presidente della
Oracle Inc. dal suo datore di lavoro? Qualche segreto industriale forse?
Da buona responsabile della sicurezza della
Kronas Inc. e di quella personale di Lukin avrebbe dovuto informare Aleksandr
Vassilievitch di quel che aveva scoperto ma la verità era che lei non aveva mai
davvero dato le dimissioni dal G.R.U. ed il suo lavoro attuale era solo una
copertura per permetterle di scoprire se Lukin nascondesse segreti pericolosi
per la sicurezza della Federazione Russa, un classico lavoro da spia insomma.
La russa si avvicinò cautamente al palazzo ed
esaminò le targhe esposte. Una in particolare attirò la sua attenzione. C’era
scritto semplicemente: Max Fortune Investigatore Privato.
“Bene, Mr. Fortune.” pensò “Mi auguro per te
che tu sappia che ti sei ficcato in un gioco molto, molto, pericoloso.”
Valencia,
Spagna.
La notizia del
sequestro aveva già fatto il giro del mondo.
L’Hotel Las Arenas
era circondato dalle forze speciali della polizia spagnola guidate da Diego
Sandoval, il capo della Guardia Civile di Valencia. Sandoval era il più adatto
a gestire la situazione, e non solo perchè era del posto: aveva molta
esperienza sul campo, a dispetto della sua giovane età.
Con lui c’era anche
uno dei suoi superiori, la bionda Maria Pilar Cortez del Dipartimento di
Sicurezza Nazionale.
<Novità?> domandò la donna.
<Ancora nulla.
Abbiamo cercato di stabilire una comunicazione telefonica ma è stato
impossibile, pare abbiano messo fuori uso tutte le linee. Non hanno chiesto
niente, se non ribadito quanto vogliono.>
<Quante ore ci
sono rimaste?>
<Ancora cinque
ma ho mandato una squadra dentro, dovrebbero...>
In risposta alla
frase di Sandoval, si udirono rumori di spari e urla di persone.
Pochi minuti dopo,
i cadaveri dei poliziotti vennero lanciati giù dal tetto, in diretta
televisiva.
<Mio dio, no
...> sospirò Maria Cortez. Diego Sandoval si lasciò andare a imprecazioni
più colorite.
<Comandante,
venga a vedere...> disse uno dei suoi uomini.
Il furgone di una
troupe televisiva mostrava le immagini in diretta dall’interno del Las Arenas.
<<Vi avevo avvertiti! Non siamo gente che fa minacce
a vuoto!>> urlò lo Spezzabandiera allo schermo.
<<Non avreste dovuto sfidarci! Adesso ne
pagherete le conseguenze!>> così dicendo prese a caso dal mucchio di
ostaggi un uomo e una donna.
<<Dite il
vostro nome!>> ordinò lo Spezzabandiera.
<<A-Arturo Romàn>>
<<Alison Parker>>[8]
Non appena
pronunciarono i loro nomi alla telecamera, lo Spezzabandiera estrasse la
beretta dalla fondina e li giustiziò entrambi in diretta.
<Madre de Dios...> esclamò la Cortez,
distogliendo lo sguardo dalla tele. Sandoval si mise le mani tra i capelli.
<<Se entro un’ora le nostre richieste non saranno
state esaudite, uccideremo altri quattro ostaggi, che diventeranno otto l’ora successiva,
e così via. Sta a voi evitare ulteriori spargimenti di sangue.>>
Poco distante dalla
postazione dei poliziotti, un uomo all’interno di un furgone aveva assistito
alla scena su un piccolo schermo.
<Ho visto
abbastanza. È il momento di entrare in azione.> pensò tra sé e sé.
Washington
D.C., ufficio di Maria Hill.
La donna dai corti capelli neri guardò
accigliata l’uomo davanti a lei.
<Se ho ben capito mi stai proponendo di
autorizzarti a… prelevare… una cittadina americana in un paese straniero.>
<Una cittadina americana ricercata per
complicità in atti di terrorismo ed almeno un paio di tentativi di rovesciare
il governo di questa nazione.> precisò U.S.Agent <Era uno dei pezzi
grossi del Consorzio Ombra, lo stesso che era dietro l’attentato alla nostra
vecchia sede. È responsabile della morte di decine di bravi agenti e di Capitan
America... il ragazzo, intendo dire. Io ero lì quando successe e non lo posso
dimenticare.> aggiunse usando un tono più duro.
Nemmeno Maria Hill lo aveva dimenticato come
diceva lo scintillio nei suoi occhi castani.
<D’accordo.> disse infine <Ti affido
il compito di arrestare Cheer Chadwick. Se otterrai una regolare estradizione,
bene, altrimenti…>
<Mi occuperò di portarla in un qualunque
luogo sottoposto alla giurisdizione degli Stati Uniti dove possa essere
legalmente arrestata. > concluse lui con un sorrisetto.
<Andrai solo?> chiese la donna.
<Uh no signora; ci sono altri due...
volontari ad accompagnarmi in questa missione.>
<Cacciatori di taglie?>
<Dei privati cittadini.> rispose lui,
leggermente imbarazzato.
Lei lo
guardò poi disse semplicemente:
<Non voglio sapere altro. Vai.>
Ma mentre il Vendicatore stava per uscire
dalla porta lo richiamò.
<Un'altra cosa, Agent ...>
<Si signora?>
<Buona fortuna.> gli disse, abbozzando
un sorriso.
Villa Carter, Virginia.
Sharon aveva
convocato la sua squadra e stava spiegando loro la situazione.
<Il tizio
ritratto sulla foto è il maggiore Nguyen Hoy, un ex pezzo grosso dell’Esercito
Popolare di Liberazione del Sin-Cong.>
<Il Sin-Cong?
Non è quella piccola nazione del Sud-Est Asiatico in cui una quindicina di anni
fa ci fu un intervento militare americano? Ci rimase ferito Tony Stark mi
pare.> intervenne Rachel Leighton.
<Operazione di Polizia
Internazionale, così la definì l’ONU.> precisò Paladin <Un inferno, io
direi. Molti di coloro che vi parteciparono ne ritornano segnati.>
<Non dirmi che
eri lì anche tu.>
Paladin non rispose
e Sharon proseguì:
<Dopo il crollo
del regime autoritario del Sin-Cong, Hoy si rifugiò nelle giungle del nord del
paese e riuscì a costruirsi una sorta di feudo personale di cui era il vero
signore anche se lo nascondeva fingendo di essere solo l’addetto militare di un
presidente fantoccio… e non sto usando il termine a caso: si trattava infatti
di un sofisticato robot. Alla fine, però il suo dispotico governo fu abbattuto
grazie all’intervento dei Vendicatori.[9] Riuscì a fuggire nel vicino Tap-Kwai e vi
trovò rifugio. Di recente, però è caduto in disgrazia ed è stato imprigionato.
Si trova rinchiuso in questo carcere di massima sicurezza.> disse, dando
loro un fascicolo con foto e schede.
<Dio, ci sono
stato.> esclama Paladin <Caldo e umido, con zanzare grossi come
calabroni. Ci sono posti più divertenti dove trascorrere un week end.>
<Sono stata in
missione nella giungla, assieme a Capitan America> osserva Diamante <ma
in Amazzonia e Medio Oriente. È la prima volta che vado in Asia Meridionale
>
<Io, invece, ci
ho passato anni e non è affatto un bel posto ragazzi.> disse Sharon.
<Se ho ben
capito, la C.I.A. vorrebbe che noi liberassimo questo Hoy, perché?> chiese
Nomad.
<Bella
domanda.> rispose Sharon <Rawlins non si è sbottonato molto al riguardo
ma da quel che ho capito, Hoy possiede delle informazioni importanti che la
C.I.A. vuole a tutti i costi.>
<Ho sentito
parlare di Rawlins e non bene.> intervenne Paladin
<Puoi anche dire
che è un vero bastardo.> replicò Sharon <Il che non ci impedisce di
lavorare per lui. Non sarà una passeggiata, non vi sto offrendo un lavoro
facile. La paga è buona ma perché il lavoro è ritenuto da molti quasi
impossibile. Se qualcuno vuole fare un passo indietro ...>
<Non stare
nemmeno a chiedercelo, verremo tutti.> disse Nomad <Siamo una squadra e
dobbiamo stare uniti, specie se il compito è così difficile come dici. Non ti
lasceremo andare da sola.>
<Ben detto!>
aggiunse ancora Rachel Leighton <Certo ti ricordavo più un tipo da
“cavaliere solitario” che da “tre moschettieri”, Jack.>
<Bisogna
adeguarsi ai tempi.> rispose Nomad.
<Io avrei una
domanda.> disse Yukio <Perché noi? Se la missione è tanto complessa come
dici, perché il tizio che ci ha ingaggiati, questo Rawlins, vuole a tutti i
costi noi? Voglio dire, ci siamo appena messi insieme, non può aver sentito
parlare bene della nostra squadra ...>
<Parla per te,
bella.> intervenne Paladin <Io sono un pezzo grosso tra i mercenari. Una
volta in Italia ...>
<Per via del mio
passato.> rispose Sharon, interrompendo il compagno di squadra <Rawlins
sa dei miei trascorsi nel Tap- Kwai. Sa
bene che sono stata rinchiusa per anni dentro quel letamaio ... e che sono
l’unica persona che è stata in grado di evadere da quel posto.>
Gli altri rimasero
senza parole. Sapeva che Sharon era una dura, ma non immaginavano quanto:
resistere per anni in quell’inferno non doveva essere stato facile, occorrevano
una resistenza e una forza di volontà che definire non comuni sarebbe stato un
eufemismo.
Jack iniziò a
capire del perché Sharon avesse un carattere tanto duro da non permettere a
nessuno di avvicinarsi emotivamente a lei.
Valencia,
Spagna.
Infiltrarsi non visti in un luogo
sorvegliatissimo era qualcosa a cui almeno tre dei quattro Vendicatori Segreti
erano abituati fin dall’inizio delle carriere, tranne che per Jack Flag: lui
era più un giustiziere urbano che una spia, ma non si poteva dire che non fosse
uno che non imparava in fretta.
Osservò Steve Rogers e Donna Maria Puentes
mettere K.O. silenziosamente alcuni terroristi che erano di guardia ad uno
degli ingressi secondari dell’hotel, mentre la bionda Vedova Nera era
semplicemente sparita. Pochi attimi dopo però la porta dinnanzi a loro si aprì e sulla soglia apparve proprio
Yelena Belova che disse:
<Da questa parte la via è libera. Entrate
prima che arrivi qualcun altro.>
I suoi compagni non se lo fecero ripetere e
penetrarono rapidamente nell’hotel.
<Ho appena intercettato una comunicazione
dello Spezzabandiera.> annunciò Yelena <Ha fatto portare quattro ostaggi
nell’auditorium. Sovrintenderà lui stesso alla loro esecuzione.>
<Non perdiamo tempo, deve essere fermato a
tutti i costi.> replicò Steve.
Sapeva che il tempo era essenziale. Aveva
avuto spesso a che fare con fanatici ed era certo che lo Spezzabandiera,
chiunque fosse, avrebbe rispettato la scadenza al secondo.
Non era l’originale ne era certo: Il suo
vecchio avversario era svizzero mentre questo aveva un inflessione dell’Europa
dell’Est, forse slava. Magari Yelena poteva identificarla con più sicurezza.
Ma questo era un problema per dopo, in quel
momento c’erano questioni più urgenti a cui pensare.
Avevano quasi raggiunto l’auditorium quando
si trovarono di fronte una squadra di agenti di U.L.T.I.M.A.T.U.M. armati con
fucili AK47, noti anche come Kalashnikov.
<Intrusi!> gridò uno di loro, forse ad
un laringofono <Di fronte alla porta dell’auditorium!>
<Dannazione, non ci voleva!> pensò
Steve <Ora che lo Spezzabandiera sa della nostra presenza può cambiare i
suoi piani ed uccidere prima gli ostaggi! Dobbiamo agire in fretta!>
Jack Flag spiccò un balzo verso gli avversari
che, disorientati, non reagirono abbastanza alla svelta; due di loro caddero a
terra ed un terzo ricevette un calcio in faccia prima di poter sparare.
<Andate!> esortò il giovane <A
questi ci penso io.>
Non c’era tempo per discutere.
Steve si slanciò verso il portone seguito
dalla Vedova Nera e Donna Maria. Senza esitare lo spalancò con un calcio e si
bloccò nel vedere la scena che si parò ai suoi occhi: su di un palco stava in
piedi lo Spezzabandiera, al suo fianco quattro suoi agenti, tra cui una donna,
ciascuno dei quali stava puntando una pistola alla nuca di un ostaggio in
ginocchio, due uomini, tra cui un africano, e due donne, di cui una asiatica.
Una sola occhiata bastò a Steve per capire
che lui e le sue compagne non sarebbero riusciti a neutralizzare tutti gli
avversari in tempo, almeno uno degli ostaggi sarebbe stato ucciso.
<No, mio dio no... non un l’atra volta, ti
prego ...> pensò, in preda ad un macabro presagio.
L’ombra di un altro fallimento calava su di
lui.
CONTINUA
NOTE
DEGLI AUTORI
Non perdiamo tempo e
passiamo subito alle note:
1) L’organizzazione
terroristica U.L.T.I.M.A.T.UM. (acronimo di: Underground Liberated Totally
Integrated Mobile Army To United Mankind) è stata creata da Mark Gruenwald
& Paul Neary su Captain America Vol. 1° #321 datato settembre 1986. Il suo
scopo è l’abolizione di tutte le nazioni e le frontiere, scopo nobile ma
perseguito con metodi decisamente sbagliati.
2) Ma
se l’originale Spezzabandiera, ovvero lo svizzero Karl Morgenthau, si è davvero
ritirato,, chi c’è dietro la sua maschera adesso? Non vi aspetterete davvero
che ve lo diciamo così, vero? -_^
3) Parliamoci
chiaro: il Sin-Cong, Stato fittizio della regione indocinese creato da Stan Lee
& Don Heck su Avengers Vol 1° #18 datato giugno 1965, è stato usato in
tempi recenti come sostituto del Vietnam come luogo in cui sarebbero avvenuti
vari eventi chiave della storia Marvel e noi portiamo avanti la tradizione..
4) Il
Maggiore Nguyen Hoy è stato sempre creato da Stan Lee & Don Heck sul già
citato Avengers Vol 1° #18.
5) Va
chiarito che nell’uso asiatico il cognome va sempre premesso al nome e che
nell’uso vietnamita (e di conseguenza del Sin-Cong), visto il numero ridotto di
cognomi esistenti in quella regione, è abitudine rivolgersi alle persone con il
loro nome proprio. È quindi corretto dire: Maggiore Hoy piuttosto che Maggiore
Nguyen.
6) Il
Tap-Kwai, creato da Mark Waid & Ron Garney su Captain America Vol. 1° #454
datato agosto 1996. Se volessimo trovare affinità con una nazione esistente
diciamo che è una sorta di ibrido tra la Thailandia e la Birmania (o Myanmar se
preferite) quando era sotto dittatura militare.
7) Maria
Pilar Cortes e Diego Sandoval sono stati entrambi creati da Chris Claremont
& Salvador Larroca su X-Treme X-Men #1 datato luglio 2001.
8) Phoebe
Marrs è stata creata da John Byrne su Namor the Sub Mariner #1 datato aprile
1990 ed è fisicamente basata presumibilmente su Brigitte Nielsen. Del resto il
suo defunto fratello gemello Desmond, credeteci o no, era fisicamente modellato
su Rocco Siffredi, lo afferma Byrne stesso.
9) Max
Fortune è, invece, una creazione di Carmelo Mobilia e lo rivedremo presto.
Nel
prossimo episodio: la squadra di Sharon Carter deve entrare in una fortezza
imprendibile, farne evadere un prigioniero e portarlo in salvo attraverso
chilometri di infida jungla con un intero esercito alle calcagna. A Valencia
Steve Rogers ed i suoi amici devono impedire una strage. A Madripoor il Soldato
d’Inverno, Amadeus Cho e U.S.Agent scoprono che arrestare qualcuno in un’isola
di pirati è decisamente complicato.
Chi
ha detto che la vita è semplice?
Carlo & Carmelo
[1] vedi
Capitan America MIT #99
[2] Nell’episodio #12.
[3] Su U.S.Agent MIT #4.
[4] Vedi Capitan America MIT
#50.
[5] Negli episodi #22/23.
[6] Glavnoye Razvedyvnatel'noye Upravleniye. Direzione Principale Informazioni ovvero il servizio segreto militare russo
[7] Ovvero negli ultimi episodi.
[8] Sì, esatto: come i personaggi della serie “La Casa di Carta”
[9] Avvenne tanto tempo fa
su Avengers Vol. 1° #18 (prima edizione italiana Thor, Corno, #26).